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19 mai 2015

BIENNALE DI VENIZIA, LA CHIESA TRASFORMATA IN MOSCHEA E GIA A RISCHIO CHIUSURA ( LA STAMPA )

Biennale di Venezia, la chiesa trasformata in moschea è già a rischio chiusura
Pensata dall’artista Christoph Büchel ha scatenato le proteste della Curia. E ora il Comune minaccia di cancellare l’iniziativa.
ANSA

Inaugurazione della Moschea nella chiesa di santa Maria della Misericordia, per la Biennale di Venezia

12.05.2015

È aperta da quattro giorni e rischia di chiudere entro una settimana. Potrebbe finire così il caso della chiesa trasformata in moschea dall’artista Christoph Büchel per la 56ma Biennale di Venezia.  

Nato come uno spazio espositivo è diventato un lugo di culto, ma dopo le polemiche il Comune ha richiesto ai curatori la presentazione - entro il 20 maggio - del documento che autorizzi l’«uso profano» dell’edificio di santa Maria della Misericordia. Pena, pesanti sanzioni amministrative e anche la chiusura del padiglione. 

Il caso “Moschea”  

Tappeti, candelabri, il mihrab - l’abside che indica la direzione della Mecca -, l’obbligo di togliersi le scarpe all’ingresso e l’invito alle donne di indossare il velo. La provocatoria installazione “the Mosque” ideata da Büchel è stata presentata dal Padiglione Islandese alla Biennale di Venezia. Una perfetta moschea adatta al culto che, secondo l’artista, è pensata per mettere in luce l’assenza di una moschea nel cuore di Venezia, nonostante l’arte e l’architettura veneziane siano state profondamente influenzate dalla tradizione islamica.  

 

ANSA

La gestione del padiglione-moschea che - almeno in teoria - dovrebbe rimanere aperto per i sette mesi di durata della Biennale, è stata affidata alla comunità musulmana in Laguna, che conta circa 20mila fedeli e che prima si riuniva in un ex capannone nella zona di Marghera. 

Per realizzarla, i curatori hanno affittato la chiesetta di santa Maria della Misericordia, nel sestiere Cannaregio a nord del Canal Grande. L’edificio, chiuso dal 1969, è di proprietà di privati, la Reggiani Illuminotecnica di Monza, dal 1973 e proprio da questi è stato ceduto per sette mesi al padiglione Islandese. 

Installazione artistica o luogo di culto vero e proprio, l’opera ha subito dato vita a polemiche. Da una parte la gioia dell’Imam di Venezia Hammad Al Mahamed, che ha spiegato «di non voler provocare nessuno» e ha definito il progetto «un segno tangibile di un dialogo vero».  

 

”Perchè in una chiesa? A Venezia non mancano luoghi in disuso”  

Dall’altra invece il Patriarcato di Venezia, che in una nota ufficiale ha specificato come «per ogni utilizzo diverso dal culto cristiano cattolico va richiesta autorizzazione all’autorità ecclesiastica indipendentemente da chi, al momento, ne sia proprietario; tale autorizzazione, per questo specifico sito, non è mai stata richiesta né concessa». La Curia, infatti, ha fatto sapere che la chiesetta, seppur di proprietà di privati, non è mai stata formalmente sconsacrata.  

“Perchè in una chiesa? Non mancano a Venezia luoghi architettonici in disuso, che non avrebbero urtato la sensibilità di alcuni», ha detto il delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiastici don Gianmatteo Caputo. E, riferendosi alla comunità musulmana, ha aggiunto che «pur partendo da una richiesta legittima, l’esigenza di una moschea a Venezia, si vede offerto un luogo che viene occupato in modo non regolare, per finalità “seconde”, ovvero artistiche, e aggirando di fatto questioni che, invece, sono serie e rilevanti».  

Il delegato ha, infatti, chiesto che la comunità musulmana «prenda le distanze da questa provocazione costruita dall’artista, rilanciando la richiesta di un suo spazio per la preghiera che sia adeguato, dignitoso e riconosciuto da tutta intera la comunità civile. Così ci troverebbe interlocutori attenti e sensibili, a favore di una soluzione condivisa». 

 

 

La Prefettura, inoltre, ha fatto sapere di avere redatto un documento, in cui esprimeva parere negativo all’apertura del padiglione, per motivi di sicurezza. «Ferma restando la libertà di espressione artistica» si legge nell’atto, «si evidenzia la necessità, per ragioni di prevenzione e sicurezza, a tutela degli stessi organizzatori e dei cittadini visitatori, di installare tale padiglione in un altro sito più vigilabile, in ragione dell’attuale clima internazionale e dei possibili rischi di attentato da parte di qualche estremista religioso che potrebbe ritenere offensivo l’accostamento di simboli dell’Islam a raffigurazioni cristiane, presenti all’esterno». 

L’ultimatum del Comune  

Infine, ieri, è arrivato un ultimatum da parte Comune di Venezia, che ha chiesto ai curatori del padiglione Islandese la presentazione di un documento che autorizzi l’utilizzo «ad un uso profano» dell’edificio di santa Maria della Misericordia, ovvero un nulla osta della Curia per un uso della chiesa diverso da quello di culto cattolico. Un atto che - almeno in teoria - dovrebbe essere nelle mani dei proprietari da cui i curatori hanno affittato la chiesa. 

Secondo Ca’ Farsetti, infatti, l’autorizzazione comunale concessa ad aprile riguardava solo «una mostra espositiva artistica» e non l’apertura di un luogo di culto. Inoltre, ai curatori sono state consegnate anche una serie di prescrizioni da osservare, perchè lo spazio rimanga aperto al pubblico: divieto di utilizzo della chiesa per scopi «diversi da quello dell’esposizione artistica», con il conseguente divieto per il pubblico ad utilizzare il lavatoio installato nell’edificio. Inoltre, non potranno più essere imposte norme specifiche sull’abbigliamento, come ad esempio l’obbligo di togliere le scarpe. 

SOURCE : LA STAMPA

 

Islamisation de l'Italie comme de la France et de l'EUROPE: Venise : une église transformée en mosquée déclenche l’hostilité des habitants et de la Mairie

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Croix remplacées par des versets du Coran, tapis de prière, stores recouvrant les mosaïques, mihrab (l’abside qui indique la direction de la Mecque), obligation d’enlever ses chaussures à l’entrée, invitation faites aux femmes de mettre un voile : voilà ce qui attend les visiteurs de l’église Sainte-Marie de la Miséricorde à Venise.

Un artiste a en effet créé une polémique inutile et stérile, durant la Biennale de Venise, en installant une mosquée dans une église. Présentée sous l’égide du pavillon islandais, « l’exposition » a été organisée avec la collaboration de la communauté islamique de la ville.

Christoph Büchel, l’artiste provocateur au discours qui divise, a déclaré vouloir mettre en évidence l’absence d’une mosquée dans le coeur de Venise, « en dépit du fait que l’art et l’architecture de Venise ont été profondément influencés par la tradition islamique ».

Choquée par le climat nauséabond que cette « création » provoque, et les réclamations de nombreux habitants, la Ville a donné jusqu’au 20 mai aux organisateurs pour fermer le pavillon, les documents administratifs n’autorisant pas « l’utilisation profane » de l’immeuble de Sainte-Marie de la Miséricorde. Des amendes ont même été évoquées en cas de refus.

 

« Pourquoi dans une église ? Venise ne manque pas d’immeubles en désuétude » a réagit vivement le patriarcat de Venise.

 

Le Patriarcat a expliqué, dans un communiqué que « pour un usage autre que le culte catholique, [tout utilisateur] doit demander la permission de l’autorité ecclésiastique, peu importe de qui le lieu est la propriété, et l’autorisation pour ce site en particulier n’a jamais été demandée ni accordée. La Curie a dit que l’église, bien qu’appartenant à des particuliers, n’a jamais été officiellement désaffectée ».

« Pourquoi dans une église ? Venise ne manque pas de lieux architecturaux en désuétude, au point qu’il faille heurter les sensibilités de certains », a déclaré le délégué patriarcal pour le patrimoine culturel ecclésiastique, Gianmatteo Don Caputo.

La préfecture a également exprimé une opinion négative à l’ouverture du pavillon, pour des raisons de sécurité «sans préjudice de la liberté d’expression artistique», soulignant la « nécessité de prévention et de sécurité des visiteurs, en raison de l’environnement international actuel et les risques d’attaque possibles par certains extrémistes religieux ».

Puis le Conseil municipal de Venise a demandé aux organisateurs du pavillon islandais la présentation d’un document de la Curie qui autorise l’utilisation à «usage profane» du bâtiment de Santa Maria della Misericordia et à autre chose que pour le culte catholique, car l’autorisation municipale accordée en Avril prévoyait seulement « une exposition artistique » et non l’ouverture d’un lieu de culte.

En outre, a noté la Mairie, il ne peut être imposé des règles spéciales, comme l’obligation d’enlever ses chaussures, dans le cadre de la Biennale.

L’hypocrite président de la communauté islamique de Venise Mohamed Amin Al Ahdab à l’origine du projet de mosquée dans l’église a déclaré : « je ne veux provoquer personne, mais c’est aussi un moyen d’attirer l’attention sur la ville. C’est un geste artistique, de dialogue, dont même les prières font partie. »

Il est exact qu’entre Venise et Mestre, il y a environ 20 000 musulmans. Et il est exact que depuis 30 ans qu’ils la réclament, la municipalité a constamment refusé l’implantation d’une mosquée, mais elle n’interdit pas, comme dans de nombreux pays musulmans, à la religion minoritaire de se réunir pour prier.

L’Arabie saoudite et le Qatar refusent l’implantation d’églises sur leur sol, et aucun média ne semble s’en émouvoir : qu’importe la réalité puisque les rédactions ont décidé que l’islam est une religion tolérante.

Et vous ne verrez pas de mosquée transformée « provisoirement » en église, parce que la religion du livre se considère comme religion supérieure aux deux religions monothéistes dont elle est issue. La chrétienté et le judaïsme doivent selon les musulmans se soumettre à l’islam – ce qu’elle fait par la terreur, la mort, et l’exploitation du nihilisme européen.

SOURCE : Reproduction autorisée avec la mention suivante : © Jean-Patrick Grumberg pour Dreuz.info.

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