Jpeggy non è un concorso ma l'elaborazione di
un nuovo concetto di comunicazione e condivisione di progetti fotografici; in
cui la fotografia è vista come materia base dell’espressione artistica c
ontemporanea.
La mostra standard la conosciamo tutti:
c'è un curatore, un tema, vengono scelti alcuni fotografi,
questi danno le stampe. Le stampe vengono esposte in uno spazio fisico, se si è
fortunati c'è il budget per un catalogo. Fine del progetto.
In questo caso, il tutto è sperimentale: si lavora su un formato
inusuale, c'è pur sempre un tema. Ma il gruppo dei curatori è eterogeneo. E c'è
Telecom Italia con Amaci (l’associazione dei musei di arte contemporanea
italiani) che supportano il progetto.
Un progetto dove i curatori/selezionatori e i fotografi
accettano di mettersi in gioco, di provare a verificare alcune ipotesi non in
termini astratti ma usando il progetto come terreno di prova empirica (con tutto
quello che ciò comporta).
Il messaggio è “the medium is the
message”.
Il lavoro di ricerca fotografica è pensato per una fruizione
web, con interfacce di visualizzazione molteplici.
E nuova è la modalità di comunicazione delle proprie ricerche,
che non è flickr, non è un blog, né un sistema "chiuso", ma un sistema misto,
molto strano, a tratti sorprendente.
Le istruzioni d'uso sono semplici:
Gli "autori" rispondono all'invito postando un'immagine nella
pagina flickr dedicata al progetto.
[www.flickr.com/groups/jpeggy]
Con una prima selezione, ogni settimana alcune immagini passano
da flickr a jpeggy ed entrano a far parte della "cloud", una nuvola di immagini
che funziona come interfaccia principale di fruizione/comunicazione.
[www.jpeggy.it]
Sempre ogni settimana dalla cloud viene selezionato un progetto
fotografico che va a comporre il portfolio dei cinquantadue autori dell'anno,
cui è dedicato un blog di approfondimento.
[blog.jpeggy.it]
Flickr > cloud > blog
È una struttura portante abbastanza inaspettata: in genere i
sistemi flickr e blog sono aperti, mentre le cloud sono di tipo "chiuso", noi
mescoliamo le due modalità.
Tornando al processo,sulla base dei contenuti caricati sulla
pagina "cloud", il gruppo dei curatori non sceglie il più bravo; più
semplicemente, sceglie quel lavoro che aiuta a definire meglio la
ricerca/progetto complessiva. Quel lavoro che se scelto dà molta più energia e
forza al progetto complessivo.
Alla fine?
Se tutti quanti sono stati bravi e intelligenti (fotografi,
curatori...) con jpeggy avremo inventato una modalità di comunicare il lavoro
fotografico che prima non esisteva.
Il libro/catalogo non sarà la pubblicazione dei cinquantadue
lavori più belli, ma una descrizione dell'intero processo – dove ovviamente
faremo in modo di avere anche i lavori più belli.
I lavori che mettono in tensione tutto
l'insieme. |